Un giorno a Firenze, si può fare? Ma sì! E però non è che vedi tutto, anzi. Gli Uffizi scordateli: ci vuole solo un giorno per entrare! Detto questo, non voglio star qui a parlarti di Firenze come probabilmente hanno già fatto altri, rendendoti noiosa questa lettura.
Oggi un giorno a Firenze è il racconto del mio purtroppo unico giorno trascorso in città. Da allora sono trascorsi già sette anni; era la prima volta che andavo in vacanza col moroso, ma eravamo ospiti di suo cugino e della moglie. Partimmo a fine agosto, per inaugurare l’ormai tradizionale festeggiamento del nostro anniversario fuori porta.
Ero tutta eccitata: non ero mai stata in Toscana e non vedevo l’ora di vedere Firenze! Il clima fu clemente: sole ma niente caldo afoso. Che fortuna! Mi piaceva passeggiare per le vie affollate, stranamente: di norma e regola non mi piace stare in luoghi pullulanti di turisti – tuttavia, non mi sono risparmiata né Venezia né Oia. Quando riguardo le fotografie, la cui qualità è piuttosto scadente – ho avuto in regalo la mia fotocamera due anni dopo – mi vedo molto più un carne, con un viso pieno e ancora “infantile”: vi si leggeva chiaramente ” Che felicità esser qui! “
Quel giorno non ci eravamo attrezzati per il pranzo, dovevamo quindi cercare un posto dove mangiare. Dopo esserci rifatti gli occhi con la visione del David di Michelangelo, esposto all’Accademia di Belle Arti, iniziavamo ad avere il languorino dei turisti frenetici. Incontrammo un amico di un fratello del moroso e con lui percorremmo il Ponte Vecchio e le stradine del centro, da cui poi Santa Croce “cresce” e spunta come dal nulla. Chiedemmo ad Emilio dove potevamo andare a pranzare senza farci asportare un rene e lui ci suggerì di andare dall’Antico Vinaio. Ci era già stato? Emilio no, non c’era stato: si fidava di quel che ne sentiva dire. E pure noi! A quel tempo Tripadvisor non ce lo filavamo mica: era tutto un passaparola. Parlo come mia nonna…
Andammo così alla ricerca dell’Antico Vinaio, che è più o meno alle spalle del Palazzo Vecchio, e da lì in poi i miei ricordi iniziano mano a mano a diventare…confusi. Per l’esattezza, iniziano a diventare confusi non appena arrivo alla fine della bottiglia di vino che il mio moroso ed io ci scolammo da soli. Panini con salumi toscani, crostoni con salse artigianali: non bastarono, nonostante il senso di sazietà, a tamponare gli effetti della nostra bottiglia di rosso. Uscimmo dall’Antico Vinaio ebbri, contenti e, soprattutto, in vena di far “cazzate”, come riprenderci in video mentre alquanto alticci riprendevamo il nostro giro turistico per il capoluogo fiorentino. Ricordo solo che per poco non perdemmo l’autobus per ritornare a Poggibonsi – ci appoggiavamo lì. Non fu colpa del nostro stato di ebbrezza, ma di cattiva comunicazione da parte dell’azienda di trasporti: spostarono la fermata dell’autobus e il tutto era stato comunicato con un minuscolo fogliettino attaccato ad un palo. L’episodio dell’Antico Vinaio è uno dei più divertenti che io ricordi dei miei viaggi in giro per l’Italia.
Sono tornata in Toscana, nel 2013, con un’amica. Siamo state a Lucca e, per ritornare a Napoli, siamo state a Firenze per un’oretta in attesa che partisse il nostro treno ad alta velocità. Anche questa brevissima tappa fiorentina è stata segnata da ricordi mangerecci: abbiamo trovato il mercato a Santa Maria Novella e stand di generosissimi produttori di salumi, vini e formaggi, che non eran contenti finché non avevamo assaggiato tutto. Abbiamo rimediato un aperitivo niente male ed io, personalmente, una foto della Brunella in lontananza: la promessa a ritornare di nuovo in una delle regioni d’Italia che più amo. A presto,
Bruna Athena