Non mi piace, solitamente, andare a scrivere post in cui dire al pubblico cosa deve assolutamente leggere. Se l’ho fatto, con l’unica eccezione di Jane Eyre, è stato solo perché davvero ritenevo istruttiva tale lettura. In linea di principio, se non esiste l’autore o il libro perfetto per tutti, perché leggere i vincitori del Premio Nobel?
Se mi sento di consigliare la lettura degli autori che hanno vinto il Premio Nobel per la letteratura è perché esiste un motivo davvero valido per farlo. In tanti anni trascorsi a leggere narrativa, saggistica e poesia ho avuto il piacere di incontrare: Luigi Pirandello, Grazia Deledda, Eugenio Montale, Dario Fo, Thomas Mann, Herman Hesse, Heinrich Böll, Gunther Grass, Bertrand Russell, Jean Paul Sartre- premio rifiutato-, John Steinbeck, Rabindranath Tagore, Ohran Pamuk, Naguib Mahfouz, Doris Lessing, Nadine Gordimer, Alice Munro, Gabriel Garcia Márquez, William Faulkner, William Golding, José Saramago, Herta Müller, André Gide, Pablo Neruda, Samuel Beckett, Wislawa Szymbroska. Attualmente in lettura ho un romanzo del vincitore del Premio Nobel 2014, Patrick Modiano.
Veniamo a cosa dovrebbe spingerci a leggerli. Dobbiamo leggerli per le trame dei loro romanzi, per le tematiche affrontate nei loro saggi e poesie? Dobbiamo leggerli perché ci fanno conoscere, in certi casi, altre culture? Questi sono certamente buoni motivi, ma sono sufficienti oppure non lo sono a seconda dei casi.
L’assegnazione del Premio Nobel potrebbe essere soggetta a questioni legate agli interessi economici delle case editrici, a questioni diplomatiche: non escludo influenze esterne, ma su questo non sono preparata, per cui è un fattore che non prendo in considerazione. Il fatto è che, al di là delle preferenze, io credo che tutti questi autori abbiano una caratteristica comune, che giustifica la scelta dell’Accademia di Svezia di assegnare il premio più ambito del mondo letterario: conoscono profondamente l’animo umano e, in un modo assolutamente naturale, riescono ad esprimere sensazioni e pensieri che noi altri sicuramente proviamo e pensiamo, ma non riusciremmo a descrivere e condividere allo stesso modo. In altre parole, non c’è stata volta in cui non mi son sorpresa a pensare “Cavolo, non poteva dirlo meglio o, se avessi avuto il fegato di dirlo, l’avrei detto così. Cavolo, come fa a sapere cosa IO penso, cosa IO sento?”.
Naturalmente, gli autori e i poeti di cui sopra non mi sono piaciuti tutti allo stesso modo. Chiunque frequenti da tempo il mio blog, conosce il mio amore per Thomas Mann e Márquez; similmente, apprezzo moltissimo anche Herman Hess, sono stata colpita in modo particolare da Doris Lessing, John Steinbeck e José Saramago. In ogni caso, non ho trovato mai nessuno di questi autori non meritevole di un premio così importante. E lo ripeto: non dipende solo dalle storie, poiché queste possono piacere oppure meno. Non dipende nemmeno dallo stile, anche quello è soggetto al gusto personale. Tutto dipende esclusivamente da quella sensibilità rivolta alle cose umane che ha fatto percepire a questi uomini e queste donne qualcosa che hanno scelto, per nostra fortuna, di condividere con il mondo intero.