Questo post vuole essere una piccola riflessione, di tenore un po’ diverso dal solito. Normalmente sono solita difendere un’idea: il web non è pericoloso, non è vero che scatena la regressione, non è vero che spinge le persone a non socializzare. Credo fermamente in questo: se sai cos’è l’affetto, sai bene che esistono delle relazioni che non possono restare virtuali; se sai cos’è il buon gusto, continuerai ad averne in qualsiasi cosa tu scriva e condivida; se sai cos’è l’educazione, resti educato in ogni occasione.
Il web è un ambiente complesso e in quanto tale i meccanismi che in esso si avviano sono retroattivi. Questa astrusa parola, che non è la prima volta che uso nel mio blog e non è altro che il termine italiano che sta al posto del più noto feedback- anche se, concettualmente, per feedback s’intende qualcosa di diverso-, sta a dire che le parti che partecipano di un fenomeno si rafforzano a vicenda. Si tratta di un circolo vizioso o virtuoso, a seconda dei casi, ma se è complesso è evolutivo- geometricamente, la figura che descriverebbe la retroazione non è il cerchio, bensì la spirale.
Ho voluto ritornare sulla retroazione nel mondo digitale, poiché ieri ho fatto una riflessione tra me e me, alla quale sono stata portata dall‘ennesimo post di pessimo gusto trovato su una pagina Facebook che da qualche tempo riscuote molto successo. Per intenderci, troverete su questa pagina immagini e catture che vogliono mettere in luce la volgarità dei soggetti ritratti, nonché l’ignoranza dell’italiano testimoniata dai testi scritti catturati. Sono sicura che a questo punto qualcuno ha già capito di che pagina sto parlando.
Ecco, fino a quando si trattava di afferrare qualche strafalcione linguistico, per me la cosa poteva risultare a suo modo “divertente”. Quando mi son ritrovata, invece, davanti a foto di persone probabilmente ignare di esser finite su un luogo del web nel quale sono state appositamente collocate per essere pubblicamente derise, ho iniziato a considerare la cosa molto meno divertente. Sì, perché le persone non sono in grado di tenere i pensieri e le considerazioni per sé- ovvio, se ci riuscissero non avrebbe successo la pagina- non perdono occasione per ridere e giudicare coloro che già si presentano in maniera sfacciatamente ridicola.
Questo poi è un altro punto. Credo, fondamentalmente, che niente possa giustificare il cattivo gusto di donne e uomini che si manifestano nella loro completa volgarità, ma d’altro canto son problemi loro: cosa diavolo dovrebbe interessarmi? Beh, intanto c’è qualcuno di molto interessato: persone che li immortalano e ne diffondono l’immagine– viso coperto, ci mancherebbe- e sono persone che, vista la qualità delle fotografie, sono molto vicine ai soggetti ignari. Sai questo cosa significa? Che nel 90% dei casi, coloro che vanno a ritrarre queste persone al solo scopo di renderle ridicole- bisogna dirlo, più di quanto non facciano già da se stessi- sono persone di famiglia e amici.
Tutto a dir poco agghiacciante, però non vuol dire che è colpa del web. Non lo è, perché quelle stesse persone che deridono usando Facebook come mezzo, sono le stesse che troverebbero un altro strumento per farlo ugualmente, sono le stesse che agli amici che prendono in giro dicono “Come stai bene mia cara, ti dona tantissimo!”. Quindi abbiamo individuato già una buona fetta di persone tremendamente bugiarde. E, in corrispondenza, un numero elevato di persone che non sa assolutamente di che persone circondarsi.
Morale della favola, il problema non l’ha creato di certo Facebook; il problema è sociale- non “social”- ed è pregresso, ma in virtù del processo di retroazione di cui prima, il web amplifica straordinariamente i fenomeni, facendo in modo che se ne rafforzino altri, come quelli reazionari da “Il web è Satana!” Vedi che ti combina la complessità delle cose?
Buona navigazione,
Bruna “Athena”